Quando acquistiamo taralli in offerta al supermercato, spesso ci lasciamo guidare dal prezzo conveniente senza soffermarci su un aspetto cruciale: la qualità effettiva di ciò che portiamo in tavola. Dietro quello sconto allettante potrebbe celarsi un prodotto che utilizza strategie di etichettatura poco chiare, rendendo più difficile per chi compra capire realmente cosa sta mangiando. Gli scaffali traboccano di confezioni a prezzi competitivi, ma raramente ci fermiamo a decifrare quella lista di ingredienti stampata in caratteri microscopici. Eppure è proprio lì che si nasconde la verità sulla composizione del prodotto.
La trasparenza negata: quando l’etichetta racconta solo metà della storia
L’Unione Europea richiede per legge l’elenco completo degli ingredienti in ordine decrescente di peso. Alcune produzioni industriali fanno ricorso a diciture generiche che risultano poco informative per il consumatore medio, come “aromi” o “grassi vegetali”, e questo è formalmente consentito entro certi limiti dalla normativa europea.
Il problema principale risiede nell’utilizzo di terminologie generiche che non permettono di capire la natura precisa delle sostanze impiegate. Quando leggete “aromi” sull’etichetta, non sapete se si tratta di aromi naturali o artificiali, perché la legge consente la semplice indicazione “aromi” salvo il caso in cui si tratti di “aromi naturali”, che devono essere specificati. Questo può includere miscele aromatiche complesse, anche se gli esaltatori di sapidità, quando usati, vanno indicati come additivi con il loro nome o numero E.
Gli additivi che non ti aspetti nei prodotti da forno salati
I taralli tradizionali richiedono pochi ingredienti: farina, grasso come olio extravergine d’oliva, vino bianco, sale e aromi semplici come semi di finocchio o peperoncino. Prodotti industriali, però, possono includere ingredienti aggiuntivi come agenti di trattamento della farina, antiossidanti o altri additivi per migliorare consistenza, stabilità o conservazione.
Gli esaltatori di sapidità come il glutammato monosodico (E621) sono additivi autorizzati in diversi prodotti salati confezionati. Il glutammato monosodico è noto per la capacità di aumentare la percezione del gusto umami e amplificare la sapidità degli alimenti. Negli alimenti dove è impiegato, deve comparire in etichetta come “glutammato monosodico” o come codice E621, e non può essere nascosto genericamente sotto la sola voce “aromi”.
I conservanti: una presenza da riconoscere
Il sorbato di potassio (E202) è un conservante ampiamente utilizzato per prolungare la shelf life di prodotti da forno, formaggi e altri alimenti grazie alla sua attività antimicotica. In etichetta deve essere indicato esplicitamente come “sorbato di potassio” o “E202” con la categoria funzionale “conservante”.
Va sfatato un mito: il sorbato di potassio non può essere legalmente indicato solo come “correttore di acidità”. Sostanze come l’acido citrico (E330) e l’acido lattico (E270), invece, possono essere usate sia come conservanti sia come correttori di acidità, e in tal caso possono comparire con questa funzione. La normativa europea non permette che un conservante sia camuffato, ma consente alcune categorie funzionali ampie che possono risultare poco chiare al consumatore se non accompagnate da informazione adeguata.
Come difendersi: la lettura consapevole dell’etichetta
Imparare a decodificare le etichette non è un’impresa titanica, ma richiede attenzione e un minimo di conoscenza della normativa di base. La lunghezza della lista ingredienti è un primo indicatore: prodotti che si ispirano alla ricetta tradizionale tendono ad avere pochi ingredienti, spesso 5-8, tutti facilmente riconoscibili come farina, olio, vino, sale e aromi semplici. La presenza di sigle o codici E indica additivi autorizzati a livello europeo. E621 corrisponde al glutammato monosodico, E202 al sorbato di potassio.

Le terminologie vaghe come “aromi” senza specificazione non fanno capire se siano naturali o meno, mentre “correttori di acidità” è una categoria funzionale generica che può includere acidi organici come acido citrico o lattico. Prestate attenzione anche all’ordine degli ingredienti: sono elencati in ordine decrescente di quantità, quindi se l’olio di semi compare prima dell’olio d’oliva, l’olio di semi è presente in quantità maggiore. La sola dicitura “oli e grassi vegetali” è ammessa, ma prodotti che indicano con precisione il tipo di olio offrono maggiore trasparenza.
Il vero costo del risparmio apparente
Quel risparmio di uno o due euro sulla confezione potrebbe nascondere un compromesso sulla qualità che vale la pena considerare. I taralli prodotti con ingredienti come l’olio extravergine d’oliva tendono ad avere un costo di produzione più elevato rispetto a quelli preparati con oli di semi più economici.
Quando un prodotto viene venduto a un prezzo sensibilmente inferiore alla media, in genere nella filiera sono state ottimizzate alcune voci di costo: può trattarsi di economie di scala, di una logistica più efficiente oppure dell’uso di materie prime meno costose e di additivi tecnologici per mantenere gradevolezza e conservabilità nel tempo. Non è di per sé indice di pericolosità, ma è un segnale da valutare insieme alla lista ingredienti.
L’impatto sulla salute: perché dovrebbe interessarci
Non si tratta solo di una questione di gusto o di fedeltà alla tradizione culinaria. Studi scientifici indicano che l’esposizione ripetuta a livelli elevati di sodio e ad alimenti ad alta palatabilità può modificare le preferenze gustative, portando a preferire cibi più salati o più intensamente aromatizzati nel tempo.
Per il glutammato monosodico, le principali autorità sanitarie hanno concluso che, alle dosi d’uso tipiche negli alimenti, è considerato sicuro per la popolazione generale. Tuttavia, una dieta ricca di cibi ultra-processati e fortemente aromatizzati è associata, nel complesso, a una minore qualità nutrizionale. I conservanti autorizzati come il sorbato di potassio e il benzoato di sodio sono stati valutati come sicuri entro i limiti di impiego stabiliti. Rimangono comunque sostanze aggiunte che l’organismo deve metabolizzare, e diversi studi dietetici sottolineano che un’alimentazione basata soprattutto su alimenti minimamente processati riduce l’esposizione complessiva agli additivi.
Orientarsi verso scelte più consapevoli
La buona notizia è che esistono alternative di qualità a prezzi ragionevoli: diversi produttori di taralli dichiarano chiaramente l’assenza di conservanti e additivi chimici e utilizzano pochi ingredienti semplici, con durate di conservazione comunque di diversi mesi se ben confezionati. Questi taralli possono costare qualcosa in più, ma rappresentano un investimento nella qualità degli ingredienti e in una formulazione più essenziale.
Un suggerimento pratico: confrontate sempre almeno tre prodotti diversi prima di decidere. Leggete le etichette, controllate lista ingredienti e tipo di grassi, verificate la presenza di additivi e valutate il rapporto qualità-prezzo considerando gli ingredienti effettivi, non solo il costo al chilo. Spesso prodotti con una quota più alta di olio extravergine d’oliva o senza additivi tecnologici risultano solo leggermente più cari ma qualitativamente superiori.
La tutela della propria salute e la ricerca della qualità alimentare passano attraverso piccoli gesti quotidiani. Dedicare due minuti in più alla lettura di un’etichetta può fare la differenza tra portare a casa un prodotto con ingredienti semplici e uno più industrializzato, ricco di componenti tecnologici. Il potere è nelle mani di chi compra: scegliere prodotti con etichette chiare, liste ingredienti corte e grassi specificati significa premiare chi produce con maggiore trasparenza e può contribuire, nel tempo, a orientare il mercato verso standard qualitativi più elevati.
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